Francesco Puccio esplora nel suo nuovo libro le strade che dalle prime performance rituali arrivano fino agli spettacoli nelle aree archeologiche.
Il difficile rapporto tra drammaturgia antica e la sua trasmissione nella contemporaneità è un tema affascinante quanto complesso. Coinvolge studiosi di teatro, antropologi del mondo antico, registi, drammaturghi e, non ultimo, il pubblico stesso.
Si avventura su questo tortuoso terreno “L’Antropologia va in scena”, ultimo lavoro di Francesco Puccio, già ideatore e direttore artistico del progetto di ricerca e didattica del mito “L’antico si fa testo”, che propone una lettura a più livelli, drammaturgica e antropologica certamente, ma anche storiografica e biografica per un altro verso.
Nuove dimensioni teatrali per l’Antico
Questo il sottotitolo che campeggia in copertina. E in effetti, man mano che si procede nella lettura, ci si accorge che tutta la ricerca sulla pre-espressività così cara a Grotowski e a Barba, tutto il training che fa dell’attore una presenza costante nello spazio della scena, tutto lo sforzo di trasformare il bios naturale in bios scenico, altro non sono che tasselli di un articolato mosaico che si compone intorno alla ricerca originaria dell’uomo, vale a dire il mito.
Cioè, per dirla con Artaud, intorno a quel principio trascendente con cui l’arte ci mette in comunicazione. Puccio dedica tutta la prima parte del volume a un’esplorazione attenta e puntuale, con preziosissimi richiami bibliografici e corpose note, di come in Occidente quanto in Oriente i riti e le festività rituali abbiano condotto interi nuclei sociali all’esigenza di rappresentare e a fare spettacolo. La performance spettacolare, dunque, come medium per esprimere quel favoloso originario che è per l’appunto il mito.
Un’esperienza concreta
Che cosa s’intende per contemporaneità del teatro antico? E’ la domanda centrale della seconda parte del volume, dedicata all’esperienza di Angelo Nin Scolari e alla riflessione sul suo Lessico Teatrale, edito postumo nel 2011. Scolari, fondatore di Teatrocontinuo, ha inteso il suo viaggio teatrale come viaggio nei luoghi del mito: teatri, aree archeologiche, scavi nei quali reinventare, come voleva Goethe, tutto quello che è già stato fatto. L’attenzione si sofferma in particolare sulla sua ultima avventura teatrale e cioè Matri – Arche, una vera e propria immersione nel tragico greco, in quella ricerca accanita di giustizia, di regolamento di conti tra umano e divino che agita i più profondi miti della grecità.
La scelta allora è tra attualizzazione e attualità dell’antico: la prima è fatta spesso di banali riferimenti alla contemporaneità, la seconda invece parte dalla forza dell’antico e s’incardina su una sensibilità moderna, quella di attori registi e drammaturghi, che raccoglie e reinterpreta il passato. In questo senso il lavoro di Angelo Nin Scolari resta ancora un altissimo punto di riferimento.
L'antropologia va in scena - nuove dimensioni teatrali per l'antico
Autore: Francesco Puccini
Edizioni ETS Pisa
Pag.230
Prezzo: € 24,00